The Ritsu's vibez Podcast

Cambiare il nostro approccio alla vita trasformando le abitudini in rituali

November 27, 2023 Ritsu Aikido Season 1 Episode 6
Cambiare il nostro approccio alla vita trasformando le abitudini in rituali
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Cambiare il nostro approccio alla vita trasformando le abitudini in rituali
Nov 27, 2023 Season 1 Episode 6
Ritsu Aikido

Nell'episodio di oggi vi porto con me in una delle scoperte più importanti che ho fatto attraverso l'Aikido. Come trasformare le nostre abitudini di ogni giorno in rituali, in qualcosa di sacro e speciale. In questo modo non solo le nostre azioni acquistano un senso completamente diverso ma il tempo scorre in un modo completamente nuovo. E non abbiamo più la sensazione che ci venga rubato. Non abbiamo più la sensazione di dire, a fine giornata: ma che ho fatto oggi? 
Vi parlerò della mia esperienza personale, sia sul tatami che nella mia vita di tutti i giorni e spero che possa ispirarvi a cambiare il vostro punto di vista verso quelle cose che ci tocca fare, ma di cui faremmo volentieri a meno! Trasformateli nei vostri riti!

Fatemi sapere con'è andata commentando l'episodio sulla mia pagina Instagram: Ristu_Aikido https://www.instagram.com/ritsu_aikido/
o mandatemi un DM per proporre idee per nuovi episodi o per condividere la vostra esperienza. Questo spazio deve diventare la vostra voce!
More connection to come!

Enjoy!
Train hard, live soft!

E se siete a Roma venite a provare questa arte marziale meravigliosa di persona:  https://www.hokahuaikidoroma.com

Per approfondire:
Kata: 型 o 形, traducibile con forma, modello, esempio, indica, nelle arti marziali giapponesi, una serie di movimenti codificati che rappresentano varie tecniche di combattimento in modo da evidenziarne i principi fondanti e le opportunità di esecuzione ottimali (spazio, tempo e velocità).
Senbongeiko: letteralmente allenamento delle mille tecniche, è formato da 千本 (senbon mille + il contatore adatto a questo tipo di parole) e da 稽古 (keiko: letteralmente pensare alle cose antiche - non è meraviglioso? Fatemi sapere e approfondiamo questo concetto stupendo!).
Shihonage: 四方投げ proiezione in quattro direzioni. La tecnica che si esegue durante il senbongeiko (normalmente è shihonage ma a volte può essere ikkyo o anche suburi di spada).

Show Notes Transcript Chapter Markers

Nell'episodio di oggi vi porto con me in una delle scoperte più importanti che ho fatto attraverso l'Aikido. Come trasformare le nostre abitudini di ogni giorno in rituali, in qualcosa di sacro e speciale. In questo modo non solo le nostre azioni acquistano un senso completamente diverso ma il tempo scorre in un modo completamente nuovo. E non abbiamo più la sensazione che ci venga rubato. Non abbiamo più la sensazione di dire, a fine giornata: ma che ho fatto oggi? 
Vi parlerò della mia esperienza personale, sia sul tatami che nella mia vita di tutti i giorni e spero che possa ispirarvi a cambiare il vostro punto di vista verso quelle cose che ci tocca fare, ma di cui faremmo volentieri a meno! Trasformateli nei vostri riti!

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Per approfondire:
Kata: 型 o 形, traducibile con forma, modello, esempio, indica, nelle arti marziali giapponesi, una serie di movimenti codificati che rappresentano varie tecniche di combattimento in modo da evidenziarne i principi fondanti e le opportunità di esecuzione ottimali (spazio, tempo e velocità).
Senbongeiko: letteralmente allenamento delle mille tecniche, è formato da 千本 (senbon mille + il contatore adatto a questo tipo di parole) e da 稽古 (keiko: letteralmente pensare alle cose antiche - non è meraviglioso? Fatemi sapere e approfondiamo questo concetto stupendo!).
Shihonage: 四方投げ proiezione in quattro direzioni. La tecnica che si esegue durante il senbongeiko (normalmente è shihonage ma a volte può essere ikkyo o anche suburi di spada).

(0:07) What's up cuties? Questo è The Ritzu's Vibez Podcast e se state cercando (0:12) quell'attimo di ispirazione che arriva quando meno te lo aspetti, allora siete nel posto giusto. (0:18) In questo spazio parliamo di quello che ci accade ogni giorno attraverso una lente speciale, (0:23) la via marziale dei samurai, che quel genio di Ueshiba Morihei ha trasformato nell'arte (0:27) dell'Aikido. Come? Non sapete di che parlo? Allora rimanete con me. (0:39) Oggi parliamo delle abitudini, di quelle cose che dobbiamo fare ogni giorno e proprio non ce (0:45) la possiamo fare. E mentre si allarga la nebbia pensiamo, come direbbero i gabue, che avremmo (0:50) potuto vivere al mare. I nostri ablighi di ogni giorno non possiamo evitarli. Nella migliore (0:55) delle ipotesi li trasformiamo in abitudini e ci anestetizziamo. Li eseguiamo automaticamente (1:00) senza pensare e a fine giornata ci chiediamo, ma che ho fatto oggi? Tutto però cambia quando (1:07) li trasformiamo in rituali. Questa è la magia delle arti marziali.

Let's go! (1:17) Quando ho iniziato a praticare arti marziali mi ricordo che non avevo grandissime aspettative ma (1:24) volevo imparare il più possibile, il più velocemente possibile. Questo è stato sempre (1:29) un mio difetto, una sorta di bulimia legata allo studio. Volevo sapere tantissime cose e avevo (1:39) questa ansia di volerle sapere meglio e prima degli altri, come se ci fosse qualche tostapane (1:44) da vincere alla fine. Il mio approccio allo studio è cambiato completamente quando ho iniziato a (1:49) studiare arti marziali perché mi sono resa conto quasi subito che per eseguire dei movimenti (1:53) complessi c'era una ripetizione infinita di movimenti apparentemente molto semplici. Questo (2:00) è un po' anche quello che affascina dei grandi professionisti. Ripetono esercizi apparentemente (2:05) semplici, poco esaltanti, poco spettacolari, un numero infinito di volte e sembrano trarre (2:12) piacere da questa ripetizione. Non capivo assolutamente perché finché non l'ho provato (2:17) sulla mia pelle. La ripetizione di esercizi di base non ci porta a conoscere questi esercizi (2:23) di base velocemente ma anzi più li ripetiamo, più li studiamo, più ci rendiamo conto che c'è da (2:30) studiare. Andiamo sempre più a fondo, è come un pozzo senza fine. Io mi ritrovo adesso nei miei (2:36) allenamenti a ripetere mille e duemila volte lo Shomen con la spada, il taglio verticale e ripeto (2:43) questi mille e duemila Shomen tutti uguali uno dopo l'altro ritmicamente e penso dentro di me (2:49) "non sono uguali per niente perché non riesco a farli perfetti uno dopo l'altro" e studio, studio, (2:54) li ripeto e controllo la posizione delle mani, controllo l'altezza della spada, controllo se le (2:58) spalle sono basse e continuo a ripetere all'infinito. Chi mi guarda all'esterno spesso mi dice "ma che (3:04) fai? Duemila volte la stessa cosa ma perché?" Io dentro di me dico "ma come la stessa cosa? Da qui (3:11) c'è da studiare altri trent'anni all'infinito". Questa è una delle sensazioni più belle che mi ha dato (3:16) lo studio delle arti marziali, capire quanto di noi stessi possiamo approfondire cercando la (3:21) sublimazione del gesto, la perfezione del singolo movimento.

Ma cosa c'entra questo con il discorso (3:28) delle abitudini? Beh perché in realtà ripetere continuamente un esercizio lo trasforma, quando (3:33) diventa parte della nostra vita in un'abitudine. Sappiamo che andremo agli allenamenti e dovremo (3:39) ripetere tot esercizi un certo numero di volte, ogni allenamento. E qual è il rischio dell'abitudine? (3:45) Il rischio dell'abitudine è ripetere quell'esercizio così senza attenzione, senza pensare: ho ripetuto, (3:51) lo devo fare, facciamolo. Ed è lì che l'abitudine ci ruba il tempo, è lì che diciamo "ma che sto (3:58) facendo, sempre la stessa cosa ma è una vita questa?" Sì perché se usciamo dal tatami e lo (4:04) applichiamo nella vita reale, quante abitudini abbiamo nella nostra giornata? Quanti gesti (4:09) dobbiamo ripetere continuamente che poiché li ripetiamo continuamente ogni giorno sono appunto (4:14) diventati abitudini? Sappiamo che dobbiamo farli, li facciamo e li facciamo anestetizzati, senza (4:20) pensare, senza dargli alcun valore. Mi riferisco a chi fa un lavoro che non lo gratifica, a chi (4:25) magari non fa un lavoro di concetto ma un lavoro che prevede tante ripetizioni, ma penalmente mi (4:30) riferisco alle piccole cose di ogni giorno. Bisogna andare a fare la spesa, eh sì, bisogna stirare, (4:36) bisogna fare sta telefonata, vai ai parenti che non vuoi sentire. Ma quanti esempi abbiamo? Per (4:41) esempio per me l'esempio principe, ho detto esempio due volte, vabbè lasciamo stare, è la chat delle (4:47) mamme, la chat delle mamme è il male, io odio la chat delle mamme, l'ho detto, la odio, non ce (4:53) la posso fare. Non è che odi le mamme, per carità, odio questa cosa, ma quando eravamo piccolino, ma (4:58) come facevamo senza che nessuno si occupava dei nostri compiti? Adesso sembra essere un obbligo (5:05) fondamentale che ti qualifica come genitore. Ed è lì che ho riflettuto su quello che mi avevano (5:09) insegnato le arti marziali, sì perché quando ripetiamo continuamente i nostri esercizi, (5:13) nelle arti marziali si dice kata, una precisa sequenza di movimenti, una precisa codificazione (5:18) di quei movimenti, noi non stiamo più in quel momento eseguendo un'abitudine, un esercizio (5:23) ripetuto, lo abbiamo trasformato in un rituale; non si tratta di fare qualcosa con la mente (5:28) totalmente persa e non concentrata, no, quello è il nostro rituale, quell'esercizio deve essere (5:35) perfetto, quell'esercizio deve essere il momento in cui noi diamo il meglio di noi stessi, rappresentiamo (5:42) noi stessi come esseri umani in quel solo movimento. Il senso delle arti marziali è questo, ripetere (5:47) le basi al punto da poter concentrare in quel singolo minuscolo movimento tutta la nostra (5:52) essenza, tutta la nostra vita, ci dobbiamo mettere tutto. E quando facciamo questo, quella ripetizione (5:57) non è più una ripetizione, è un rito, diventa qualcosa di sacro, attribuire una dimensione (6:03) sacra a quello che facciamo rende quella cosa importante, rende quella cosa un'espressione (6:09) vera e propria di noi stessi, questo è quello che noi facciamo sul tatami, la ripetizione del gesto (6:14) fino a renderlo perfetto, il kata, e più lo ripetiamo più sappiamo che c'è da lavorarci, ed è per questo (6:20) che la pratica in un modo o nell'altro dura una vita, ma le arti marziali possono essere portate (6:25) anche fuori, perché se noi le nostre piccole abitudini le trasformiamo in riti, allora non (6:30) sono più abitudini, sono momenti sacri della nostra giornata.

Per esempio tornando alla mitica chat (6:36) delle mamme, mi sono reso conto che per me era necessario il contatto visivo, così mi sono detto (6:41) va bene, vediamo quali sono le mamme con cui vado più d'accordo e magari anche quelle un po' più (6:45) informate, proviamo a incontrarle, non so, prendiamoci un caffè una volta a settimana, inizialmente il mio (6:50) obiettivo assolutamente profanissimo era facciamoci fare un recap veloce, prendiamoci sto caffè, (6:55) capiamo che devo fare con i ragazzini al volo durante questa settimana e poi se ne parla alla (6:58) prossima. Il fatto è che però settimana dopo settimana quel momento di incontro è diventato (7:03) qualcosa di completamente diverso perché mi sono detto ok c'è questo momento, ho scelto di lavorare (7:08) in questo modo su questa abitudine, perfetto, come la posso sublimare e ho iniziato a prestare (7:14) attenzione a quel momento e le due mamme che mi dovevano fare il recap veloce sono diventate due (7:19) amiche, sono diventate due persone che hanno i miei stessi problemi, persone con cui posso (7:23) condividere tutto e settimana dopo settimana abbiamo visto che avevamo tante cose in comune (7:28) non soltanto i figli, quel caffè, quel momento in cui ci vediamo è un'ora d'aria prima di tutti gli (7:35) impegni, la centrifuga che ho durante il giorno ed è diventato appunto un momento sacro, è vero mi (7:40) informano su tutte le cose che riguardano i bambini, mi risparmiano con tutti gli impegni che ho di (7:45) stare dietro alla chat più di tanto ma soprattutto è un rito, è un momento di condivisione che abbiamo (7:52) e lo vivo anima il corpo completamente dandogli la massima importanza. 

La stessa cosa al lavoro (7:59) dobbiamo ripetere tante volte determinati gesti, è vero che l'etica del lavoro di oggi praticamente (8:06) non esiste perché la prima cosa che ti viene detta è tu sei sostituibile e se per caso non te lo dicono (8:11) stai tranquillo che se dà le dimensioni dopo due giorni ti hanno rimpiazzato, almeno nel lavoro che (8:16) faccio io è così, ma in realtà non è così, sì possono rimpiazzarmi ma quel lavoro posso farlo in quel (8:23) modo solo io, quelle singole azioni che ripeto ogni giorno sono così eseguite in quel modo solo (8:30) perché le faccio io, c'è qualcosa di speciale in quelle azioni che è me stessa, il punto è quanta (8:36) attenzione do a questa me stessa, a queste azioni, se trasformo quel momento in un rito non saranno (8:42) magari azioni divertenti ma saranno azioni che non faccio con la mente anestetizzata ma le faccio (8:48) cercando di dare il meglio di me stessa.

Devo andare a fare la spesa? Vabbè piuttosto che (8:52) semplicemente camminare nel supermercato ma guardiamoci intorno, guardiamo le persone, scopriremo (8:58) che magari c'è un sacco di gente che fa la spesa alla stessa ora nostra e ogni volta torna lì a (9:02) quell'ora, persone che magari vediamo continuamente, magari conosciamo, quante volte ci capita di (9:07) passare accanto a qualcuno e di non vederlo proprio anche se lo conosciamo perché stiamo facendo la (9:11) stessa cosa a cui non diamo per niente retta e invece potremmo scoprire che 8, il mio vicino di (9:17) casa fa la spesa in questo posto quest'ora ogni volta ci incontriamo sempre e non ci vediamo mai (9:21) e così tutto il resto.

E c'è una cosa molto interessante che si scopre che quando prestiamo (9:27) attenzione a quello che facciamo il tempo si dilata, si dilata in una maniera particolare (9:33) perché viene detto spesso a quando ti diverte il tempo vola, è vero ma sapete anche quando vola? (9:38) vola anche quando facciamo cose che ci rompono da morire, la giornata finisce e diciamo "oddio ma (9:44) che ho fatto? ma che è successo oggi mi è già passata la giornata e non ci ho capito niente, faccio sempre (9:49) le stesse cose", invece no, quando facciamo qualcosa che ci piace tantissimo è vero che abbiamo la (9:57) sensazione che quello sia un tempo di qualità che ci stiamo godendo quindi non ci pesa appunto (10:01) del tempo vola ma non passa così in fretta, è un tempo di sostanza, io quando faccio cose che mi (10:07) piacciono, cose a cui presto tantissima attenzione non so come mi rimane un sacco di tempo per fare (10:12) anche altre cose, è come se avessi riempito quello spazio, non l'avessi fatto fuggire via, da una (10:17) parte passa più in fretta ma dall'altra passa più lento, provateci perché è una sensazione veramente (10:22) incredibile, io rimango senza tempo quando non penso a quello che sto facendo ma quando ci penso (10:28) alla fine della giornata ho la sensazione di aver fatto una montagna incredibile di cose.

Adesso vi (10:34) racconto un aneddoto che riguarda la mia la mia pratica, la mia esperienza personale di pratica, (10:39) quando è stato il momento che mi sono accorta del potere di questo rituale, è stato quando quando (10:45) ho fatto per la prima volta il Senbongeiko, è la pratica delle mille tecniche, in Aikido di solito (10:50) si fa all'inizio dell'anno perché appunto è una pratica rituale e consiste nel ripetere una (10:54) tecnica per mille volte, 500 volte da torii cioè colui che esegue la tecnica e 500 volte da uke (11:00) cioè colui che la riceve e poi ci si scambia, la tecnica che si segue è shihonage e appunto (11:04) bisogna ripeterla senza fermarsi, il compagno ci proietta cadiamo, ci rialziamo,  cadiamo, ci rialziamo (11:11),  cadiamo, ci rialziamo, con una cadenza ritmica ininterrotta perché assolutamente l'obiettivo (11:16) dell'esercizio è non fermarsi, non riposarsi, non aggiustarsi il keikogi, non guardarsi intorno, (11:22) niente, bisogna ripeterlo, la cadenza ritmica è fondamentale, io ero curiosissimo di fare questa (11:27) pratica e dicevo ma sarò capace di fare mille tecniche consecutive mamma mia mi stancherò da (11:32) morire chissà che succede, è solo che i compagni la facevano quindi dicevo "no vabbè devo farlo (11:37) anch'io". Vado a fare il Senbongeiko con questo compagno molto più esperto di me e iniziamo, (11:42) ma dopo le prime 10 tecniche ho pensato "vabbè và, fattibilissimo", a 20 tecniche "va beh, dai dai (11:49) però si può fare", a 30 tecniche inizio a sentire l'acido lattico e dico "no vabbè non sono sicura effettivamente (11:55) che si possa fare,  non si può fare ripensandoci", a 50 volevo morire, a 100 ero del tipo "no vabbè (12:02) adesso mi alzo, grazie a tutti, qua state fuori completamente, questa è una cosa che assolutamente (12:07) non si può fare", avevo dolori ovunque, i piedi mi stavano iniziando un po' a piagare, un male da (12:12) morire sui polsi perché col sudore, lo sfregamento col compagno che mi prendeva il polso (12:17) continuamente per proiettarmi, "non ci siamo proprio capiti", poi la cosa inquietante del (12:21) Senbongeiko è che devi contare a voce alta e se perdi il conto devi ricominciare, io ho visto anche (12:27) i compagni finirlo vomitando, non era neanche questa cosa...era proprio un po’ splatter come pratica (12:32) perché era estremamente faticosa, arrivato a 100 mi sono detta "vabbè sai che c'è, io smetto, tanti (12:37) saluti, non ho niente da dimostrare a nessuno", guardo il mio compagno che non faceva una piega (12:42) perché essendo più esperto l'aveva provato altre volte, ovviamente non parlava, continua a contare (12:47) ma mi ha dato una di quelle occhiate, cioè in quelle occhiate c'era un discorso di un'ora che (12:51) sostanzialmente possiamo sintetizzare con "non provare a fermarti, continua" e io tipo "vabbè ne (12:57) faccio altre 10 però poi mi fermo giusto per fargli vedere che ci ho provato", ne faccio altre 10, penso (13:02) "vabbè dai facciamone altre 10 a sto punto, dai su facciamone altre 50, dai giusto per far vedere che ne ho (13:07) fatte 150" e mentre pensavo "dai vabbè provo a farne altre 5, altre 10" perché il mio compagno non si (13:12) fermava proprio quindi non c'era proprio modo neanche di dire "no guarda senti" stavo lì che (13:16) stavo morendo ma in qualche modo ero in questo loop e verso le 200 tecniche mi si è proprio spento (13:22) il cervello. Contavo senza riflettere assolutamente e eseguivo la tecnica, non pensavo a nulla ed è (13:30) diventato un esercizio che è andato ben oltre la fatica fisica perché a quel punto mi sono reso (13:34) conto che il cedimento era solo ed esclusivamente mentale non fisico a un certo punto andavo avanti (13:41) per inerzia e non so come siamo arrivati a 1000 e sì, non mi sono riuscita a mettere in seiza, la (13:48) posizione seduta per una settimana perché avevo le piaghe sui piedi un dolore muscolare che uccidetemi, (13:53) una fatica incredibile, veramente ricordo che poche volte mi sono affaticata così ma la (14:01) soddisfazione di essere arrivato a 1000 era indescrivibile, ma soprattutto ho capito il potere (14:08) incredibile che ha la mente nei confronti del controllo della ripetizione. Quel movimento (14:13) ripetuto tante volte dopo un po’ è diventato un'abitudine e nel momento in cui era abitudine (14:20) c'era ancora la mente che diceva "ma che palle, ma non lo voglio fare, ma non ce la faccio, ma mi fa male (14:25) tutto, ma perché devo fare sta cosa, perché devo ripetere questa cosa all'infinito"; è un po’ quello (14:28) che diciamo quando ci rendiamo conto che stiamo ripetendo azioni che non ci va di fare ma che (14:33) dobbiamo fare. Nel momento in cui il mio cervello si è spento perché sono entrata nel flusso del (14:39) mio compagno, quello è stato il momento in cui la pratica è diventata un rituale ho capito che non (14:44) era una pratica fisica ma un esercizio di meditazione e quindi andava sublimato in questo (14:49) modo dando spazio solo alla mente io dovevo lavorare sul perfezionamento della mia concentrazione e (14:57) mia attenzione in termini di mente non di corpo. _Nel momento in cui ho fatto questo switch, nel (15:04) momento in cui c'è stato il passaggio verso l'elemento sacro, fare questo esercizio nella (15:10) maniera più perfetta possibile cioè non badando al corpo ma badando al controllo della mente (15:15), l'esercizio è venuto da solo e non solo non vedevo l'ora di rifarlo e non ho mai più saltato (15:22) un Wnbongeiko perché quello era diventato un rito, una ripetizione fondamentale che però mi insegnava (15:28) qualcosa di me.

Allora senza piegarci i piedi le mani o finire vomitando e altri elementi così, un (15:36) po’ di dubbio gusto, riflettiamo su tutto quello che non ci piace fare durante la giornata ma che (15:42) dobbiamo fare e che ci rendiamo conto che è un'abitudine e che bistrattiamo in tutti i modi (15:47) possibili e trasformiamola in un rituale. Diciamoci "come posso rendere questo movimento (15:53), questo esercizio, questa azione perfetta, come posso trasformare questa azione in qualcosa che posso (16:01) fare solo io, come posso dargli la mia essenza, come posso renderla sacra"; proviamo a farlo almeno per (16:07) una azione della nostra giornata che siamo costretti a ripetere trasformiamo le abitudini (16:12) in rito e vedrete quanto della vostra giornata cambia e soprattutto come cambia la vostra (16:17) percezione del tempo di quella giornata.

Commentate il post di questa puntata su instagram e fatemi (16:22) sapere se avete provato a fare questo esercizio se già avevate trasformato invece le vostre (16:27) abitudini rituali come vi sentite rispetto a questa a questa possibilità e non vi dimenticate (16:34) di mandarmi un dm sempre su instagram in modo da poter sviluppare insieme le idee per le prossime (16:38) puntate come sapete questo spazio per me è un pretesto per poter creare una comunità che (16:42) dialoga e se pensate che questo esercizio possa essere utile a qualcuno condividete (16:47) questo episodio e lasciatemi un feedback così facciamo crescere insieme questo show (16:51) grazie per essere stati con me e al prossimo episodio.

Intro
L'importanza delle ripetizioni
Come gestire le abitudini quotidiane trasformandole in riti
La mia esperienza con le abitudini nella vita quotidiana: la chat delle mamme
Gestire le abitudini nel lavoro
Gestire le abitudini nella vita di tutti i giorni
Come avere più tempo
La mia esperienza con le abitudini sul tatami: il Senbongeiko
Insights
Outro