The Ritsu's vibez Podcast

Aikido mindset: impara il segreto dell'arte di studiare

December 20, 2023 Ritsu Aikido Season 1 Episode 14
Aikido mindset: impara il segreto dell'arte di studiare
The Ritsu's vibez Podcast
More Info
The Ritsu's vibez Podcast
Aikido mindset: impara il segreto dell'arte di studiare
Dec 20, 2023 Season 1 Episode 14
Ritsu Aikido

Che succede appena apriamo i social? Veniamo sopraffatti da un’offerta illimitata di contenuti che grida due principi: bisogna essere sempre vincenti e bisogna farlo nel più veloce tempo possibile, per non annoiare il nostro interlocutore, che ci dedicherà 5 secondi se siamo fortunati e per non soccombere alla concorrenza.
Peccato che nella vita reale non funzioni così: forse per questo ci sentiamo sempre un po' in difetto, sempre un po' fuori posto, anche se nei selfie facciamo grandi sorrisi. Esistono cose che possono essere imparate, e anche esibite, in 3 minuti. Ma ci sono cose che richiedono 30 anni, tutta la vita. E più le studiamo, più vogliamo approfondirle. Sono cose che sanno di fallimento, di cadute e di faticose risalite, di momenti che non vorremmo mostrare a nessuno, di determinazione, di amici, sudore, sorrisi, liti, pianti, solitudine. Soprattutto, sanno di vita e di noi. Ed è quella parentesi che sui social non possiamo mostrare, troppo personale. L’editing troppo approssimativo. Non è bidimensionale come lo schermo del cellulare. Le nostre dimensioni interiori non sono potenzialmente infinite?
Beh, oggi parliamo di questo. Iniziamo a capire cosa possiamo apprendere in 3 minuti e cosa ci richiederà tutta la vita. Cerchiamo di vedere questo concetto così astratto attraverso esempi della nostra vita di tutti i giorni, una riunione al lavoro ad esempio. E scomodiamo il nostro caro M Hosokawa per un esempio che vale più di mille racconti!
Commenta il post dell'episodio su Instagram per condividere la tua storia: qual è la cosa che ti richiederà tutta la vita di studio? E inviami un DM per suggerire contenuti per i prossimi episodi e contribuire a far crescere questa comunità. https://www.instagram.com/ritsu_aikido/
E se ti trovi a Roma, vieni ad allenarti con noi nel nostro dojo! Tutte le informazioni sono disponibili qui: https://kohakuaikidoroma.com
Per approfondimenti:
HOSOKAWA HIDEKI: nato nel dicembre 1942 a Tokushima, isola di Shikoku. Proviene da un ramo cadetto della nobile famiglia Hosokawa, imparentata con gli shogun Ashikaga, feudatari della regione di Awa. Nel 1974 accettò la proposta del Maestro Tada di trasferirsi a Roma. Assunse la direzione del Dojo Centrale, entrando nella Direzione Didattica dell'Aikikai, come vice Direttore.
PIER PAOLO PASOLINI (Bologna, 5 marzo 1022 – Roma 2 novembre 1975) è stato un poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, attore e drammaturgo italiano; considerato tra i maggiori intellettuali italiani del novecento.  Nella puntata richiamo il suo intervento del  28/10/61 su Vie Nuove: "ma io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con modi sleali e spietati. Grave colpa da parte mia, lo so! E il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù…”.
IRIMI TENKAN: (入り身転換) formato da irimi, entrata (yang) e tenkan, rotazione (yin), movimento di base dell’Aikido.
KAZUO ONO: (Hakodate, 27 ottobre 1906 – Yokohama,1 giugno 2010) è stato un danzatore giapponese, guru e figura ispiratrice della forma di danza nota come Buto.
HENRY FORD: (Deaborn, 30 luglio 1863 – Detroit, 7 aprile 1947) è stato un imprenditore statunitense. Fu uno dei fondatori della Fors Motor Company, società ancora oggi fra le maggiori del settore automobilistico. Fra le sue tante citazioni quella per cui, quando siamo in difficoltà nel fare qualcosa, dobbiamo scomporla in tante piccole parti.
#SocialMediaRealities#LifeBeyondScreens#AuthenticLiving#TimelessWisdom#SelfReflection#PersonalJourney#MentalWellness#MindfulLiving#LifeIn3Minutes#30YearsofWisdom#EmbracingImperfections#DigitalDetox#InnerDimensions#SelfDiscovery#MindfulEditing#WorkLifeBalance#PersonalGrowth#EverydayWisdom#LifeChallenges#InspirationInDailyLife

Show Notes Transcript Chapter Markers

Che succede appena apriamo i social? Veniamo sopraffatti da un’offerta illimitata di contenuti che grida due principi: bisogna essere sempre vincenti e bisogna farlo nel più veloce tempo possibile, per non annoiare il nostro interlocutore, che ci dedicherà 5 secondi se siamo fortunati e per non soccombere alla concorrenza.
Peccato che nella vita reale non funzioni così: forse per questo ci sentiamo sempre un po' in difetto, sempre un po' fuori posto, anche se nei selfie facciamo grandi sorrisi. Esistono cose che possono essere imparate, e anche esibite, in 3 minuti. Ma ci sono cose che richiedono 30 anni, tutta la vita. E più le studiamo, più vogliamo approfondirle. Sono cose che sanno di fallimento, di cadute e di faticose risalite, di momenti che non vorremmo mostrare a nessuno, di determinazione, di amici, sudore, sorrisi, liti, pianti, solitudine. Soprattutto, sanno di vita e di noi. Ed è quella parentesi che sui social non possiamo mostrare, troppo personale. L’editing troppo approssimativo. Non è bidimensionale come lo schermo del cellulare. Le nostre dimensioni interiori non sono potenzialmente infinite?
Beh, oggi parliamo di questo. Iniziamo a capire cosa possiamo apprendere in 3 minuti e cosa ci richiederà tutta la vita. Cerchiamo di vedere questo concetto così astratto attraverso esempi della nostra vita di tutti i giorni, una riunione al lavoro ad esempio. E scomodiamo il nostro caro M Hosokawa per un esempio che vale più di mille racconti!
Commenta il post dell'episodio su Instagram per condividere la tua storia: qual è la cosa che ti richiederà tutta la vita di studio? E inviami un DM per suggerire contenuti per i prossimi episodi e contribuire a far crescere questa comunità. https://www.instagram.com/ritsu_aikido/
E se ti trovi a Roma, vieni ad allenarti con noi nel nostro dojo! Tutte le informazioni sono disponibili qui: https://kohakuaikidoroma.com
Per approfondimenti:
HOSOKAWA HIDEKI: nato nel dicembre 1942 a Tokushima, isola di Shikoku. Proviene da un ramo cadetto della nobile famiglia Hosokawa, imparentata con gli shogun Ashikaga, feudatari della regione di Awa. Nel 1974 accettò la proposta del Maestro Tada di trasferirsi a Roma. Assunse la direzione del Dojo Centrale, entrando nella Direzione Didattica dell'Aikikai, come vice Direttore.
PIER PAOLO PASOLINI (Bologna, 5 marzo 1022 – Roma 2 novembre 1975) è stato un poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, attore e drammaturgo italiano; considerato tra i maggiori intellettuali italiani del novecento.  Nella puntata richiamo il suo intervento del  28/10/61 su Vie Nuove: "ma io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con modi sleali e spietati. Grave colpa da parte mia, lo so! E il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù…”.
IRIMI TENKAN: (入り身転換) formato da irimi, entrata (yang) e tenkan, rotazione (yin), movimento di base dell’Aikido.
KAZUO ONO: (Hakodate, 27 ottobre 1906 – Yokohama,1 giugno 2010) è stato un danzatore giapponese, guru e figura ispiratrice della forma di danza nota come Buto.
HENRY FORD: (Deaborn, 30 luglio 1863 – Detroit, 7 aprile 1947) è stato un imprenditore statunitense. Fu uno dei fondatori della Fors Motor Company, società ancora oggi fra le maggiori del settore automobilistico. Fra le sue tante citazioni quella per cui, quando siamo in difficoltà nel fare qualcosa, dobbiamo scomporla in tante piccole parti.
#SocialMediaRealities#LifeBeyondScreens#AuthenticLiving#TimelessWisdom#SelfReflection#PersonalJourney#MentalWellness#MindfulLiving#LifeIn3Minutes#30YearsofWisdom#EmbracingImperfections#DigitalDetox#InnerDimensions#SelfDiscovery#MindfulEditing#WorkLifeBalance#PersonalGrowth#EverydayWisdom#LifeChallenges#InspirationInDailyLife

(0:08) What's up cuties, questo è The Ritsu’s vibez Podcast e se state cercando quell'attimo (0:14) di ispirazione che arriva quando meno te lo aspetti, allora siete nel posto giusto. (0:20) In questo spazio parliamo di quello che ci accade ogni giorno attraverso una lente speciale, (0:24) la via marziale dei samurai, che quel genio di Ueshiba Morihei ha trasformato nell'arte (0:29) dell'Aikido. Come? Non sapete di che parlo? Allora rimanete con me.

(0:40) Provate a pensarci. Esistono due elementi determinanti nella tipica narrativa di oggi, (0:47) collegata in particolare ai social. 
1. Bisogna essere sempre vincenti, non esiste più un'attenzione (0:54) al fallimento, la considerazione verso il fallimento. Bisogna solo vincere, essere (1:00) eccellenti. 
2. Tutto questo va fatto il più velocemente possibile. 

Ho fatto un po' di (1:07) esperienza con Youtube prima di arrivare al podcast. La prima cosa che ti viene insegnata (1:11) è: devi catturare l'attenzione della persona che ti sta ascoltando nei primi 5 secondi. (1:17) Tu dimmi se io che devo fare un discorso di mezz'ora riesco a riassumerlo in 5 secondi. (1:21) Va bene che c'è il dono della sintesi, però porca miseria non esageriamo. E per carità (1:25) è una strategia di marketing. The hook. 5 secondi. Dopodiché, come si suol dire, scrollo, (1:30) vado avanti e next, ma soprattutto, I have to provide value. Ti devo dare valore. Perché (1:36) dovresti sprecare quei 5 secondi con me? In quei 5 secondi devo farti capire che tu (1:41) in quel video troverai delle cose mai sentite, fantastiche, che aggiungeranno appunto valore (1:45) alla tua vita. Per carità. E il più grande valore che abbiamo oggi è il tempo, perciò (1:49) capire se devo perderlo a sentire qualcuno è determinante e devo capirlo velocemente. (1:55) Non è sbagliato.

Il problema è che non c'è più l'attenzione agli spazi fra una performance (2:02) e l'altra. Si pensa che se facciamo le cose velocemente e presentandole senza sbavature, (2:09) allora siamo perfetti. Col cavolo ragazzi.

Quando Pasolini ci diceva che lui ai vincenti (2:15) preferiva i perdenti e preferiva riconciliarsi col suo sacro poco, non lo diceva mica perché (2:20) era uno sfigato. Era Pasolini. Ha capito che il senso della vita era altrove.

Per esempio (2:25) un aspetto di cui mi piace di più parlare è la Molteplicità degli Io. Perché mica (2:28) noi siamo uno. Quando noi ci presentiamo su YouTube o su Instagram come l'Aikidoka, (2:34) l'avvocato, l'influencer…sì magari fossimo solo una cosa. Noi ci svegliamo la mattina (2:38) in un modo e la sera andiamo a dormire in un altro. Questo è uno dei grandi motivi (2:41) per cui non ci tornano tanto i conti sulle nostre vite quando guardiamo sui social come (2:46) dovrebbero essere. Peccato che anche lì la verità è un'altra. Ma torniamo al pezzetto (2:49) che voglio, che vorrei approfondire oggi. Oggi parliamo del fatto che non tutto può (2:54) essere fatto velocissimamente e non si può essere eccellenti in 10 secondi.

Ci sono cose (2:58) che possono essere imparate in 3 minuti e ci sono cose che richiedono tutta la vita. (3:04) Quindi quando vengono presentati questi straordinari risultati all'esterno che cercano un po' (3:08) di incastrarci: “ottieni questo risultato in un weekend, i 5 fantastici consigli per (3:15) non sbagliarmi più nella vita, vuoi trovare l'uomo giusto? 10 modi rapidissimi per ottenere (3:22) il risultato”. Ma quando mai? Una delle cose più importanti che dobbiamo fare se vogliamo (3:26) essere davvero vincenti (whatever that means), perché io preferisco di gran lunga (3:30) essere una perdente, cioè saper perdere, vincere sono buoni tutti, è saper perdere quello (3:35) che ci manda avanti.

Se vogliamo essere soddisfatti della nostra vita, vediamola da questo punto (3:39) di vista, dobbiamo imparare a capire che cosa possiamo imparare velocemente e possiamo anche (3:44) mostrare all'esterno che abbiamo imparato velocemente. E dobbiamo capire cosa invece (3:49) richiede tutta la vita. E quindi se proprio dobbiamo mostrarlo all'esterno non mostriamo (3:53) un risultato fake, 5 segreti per capire il senso della vita in 5 minuti, non è quello, (3:58) se proprio ci dobbiamo vantare di qualcosa, vantiamoci del fatto che continueremo a (4:03) studiare per il resto della nostra vita.

Un esempio tipico, arriva l'allievo in dojo, (4:07) no? E mi dice, capita ovviamente: “eh senta, quanto ci vuole per prendere la cintura nera? (4:14) Ma lo posso fare in qualche mese?” Ora vi confesso questo grande segreto, non è che io (4:18) fossi tanto diversa all'inizio, non volevo prendere la cintura nera in qualche mese, (4:21) ma nel dubbio volevo prenderla velocemente, cioè volevo mettere sta cosa e dire, ragazzi, (4:27) avevo trent'anni quando ho cominciato, dico: “vabbè, non è che (4:31) ora voglio diventare una cintura nera a sessant'anni”, volevo farlo rapidamente. E poi quando mi (4:35) sono messa a studiare ho capito che la cintura di per sé non significava nulla, potevi anche (4:39) essere una cintura bianca, ed essere fantastico. Mi è capitato di vedere (4:42) recentemente un volantino di un seminario che diceva: “prendi la cintura nera in più (4:49) discipline in un comodo weekend! Vuoi diventare un grande artista marziale? Con noi puoi”. (4:54) Non vi dirò mai, mai da chi è venuto questo volantino, perché non stiamo neanche parlando (5:00) dell'ultimo dei peracottari, non saprete mai chi è, a meno che non lo troviate voi (5:04) stessi, ma sappiate che l'ho letto. Prendi la cintura nera in più discipline in un comodo (5:09) weekend. Io che sto a fa' da trent'anni? No, trenta no. Vabbè, quindici. Non è una (5:14) cosa fattibile, e anche se lo fosse, che cosa potrei capire in un comodo weekend di (5:20) discipline che hanno centinaia di anni di studio? 

Per migliorare in parte il nostro rapporto (5:28) con i social e con quanto la società di oggi è esigente verso la performance, cominciamo (5:33) a mettere i paletti. Questo posso impararlo velocemente, questo posso mostrarlo come una (5:38) cosa acquisita velocemente se il mio obiettivo è mostrarlo, questo richiede tutta la vita, (5:43) questo è un mio studio interiore, questo non lo devo raccontare, al massimo posso raccontare (5:47) che sto studiando, oppure magari fregatevene di mostrarlo, valutate dentro di voi che (5:53) cosa vi dà un valore aggiunto in poco tempo e che cosa, invece, è un percorso che avete scelto (5:59) per la vita. 

Vi racconto un aneddoto su questo. Il maestro Hosokawa Hideki, uno dei più grandi (6:04) maestri che ci sono stati in Italia di Aikido, ha seguito il maestro Tada Hiroshi che è stato (6:09) il nostro direttore didattico, insieme al maestro Fujimoto Yoji, e il maestro Hosokawa era, diciamo, (6:15) nella parte centro-sud, mentre il maestro Fujimoto era a Milano. Il maestro Hosokawa ha fatto e detto (6:21) un sacco di cose leggendarie, una di queste era come esaminava le cinture nere, non sempre, (6:27) ma l'ha fatto. Chiedeva di eseguire irimitenkan. Ora, irimitenkan è un passo avanti con un piede, (6:34) poi si fa perno su quel piede, quindi se vado avanti con la destra, faccio perno sulla destra (6:39) e porto indietro la sinistra, ok? Quindi passo avanti e porto indietro l'altra gamba. Un pivot, (6:47) sostanzialmente, banale. E' uno dei movimenti di base che si impara veramente alla prima lezione, (6:51) letteralmente due passi. Quindi tu vai all'esame da cintura nera dove hai 700-800 tecniche da (6:56) portare, insomma, con tutte le variazioni, una marea di movimenti di base, un sacco di esercizi (7:02) extra, per esempio qualcuno ti chiede le armi, irimitenkan pensi che o non te lo chiedono o sono (7:07) i primi cinque secondi di esame e poi vai avanti con le cose più succose, e invece lui diceva (7:12) fai irimitenkan e ti bocciava se non lo facevi bene. Cioè a lui bastava irimitenkan e capiva. (7:17) Sei pronto? Non sei pronto? Il mio sogno è fare un esame da cintura nera chiedendo solo irimitenkan, (7:21) sappiatelo. Sto aspettando il momento di essere autorizzata a esaminarle esclusivamente per (7:25) fare sta domanda, perché in effetti irimitenkan il movimento si impara in tre minuti, ma l'atmosfera (7:34) da fornire a quell’irimitenkan, lo sguardo, l'equilibrio, la plasticità, la stabilità, (7:41) non basta tutta la vita, hai voglia a studiare irimitenkan? Lo ripetiamo infinitamente e non è (7:46) mai perfetto.

Questo è un esempio ideale per chi vuole capire cosa poteva essere imparato in 3 (7:52) minuti, quindi io al primo esame ti chiedo mi fai irimitenkan e guardo solo come metti i piedi, (7:56) ma alla cintura nera guardo che atmosfera mi fornisci eseguendolo. Come direbbe il fondatore (8:02) della danza butoh, uno dei due fondatori della danza butoh Kazuo Ono, devo pensare che (8:06) sia valsa la pena vivere. Questa è un'altra cosa meravigliosa, se volete commentate il post (8:11) su Instagram, se volete degli approfondimenti sulla danza butoh, che è una disciplina fantastica e ci (8:16) sono degli aneddoti meravigliosi collegabili all’Aikido.

Quindi se vogliamo applicarlo alla (8:20) nostra vita di tutti i giorni, cosa impariamo in 3 minuti e cosa impariamo in 30 anni? Proviamo (8:27) a fare un esempio tipico del mondo del lavoro, molti di noi fanno un lavoro da scrivania. Tipico (8:32) esempio: vado in riunione, se in quella riunione vado con un collaboratore appena assunto, gli (8:37) chiederò: “scrivi la minuta di questa riunione”, cioè riportami i fatti che sono successi. Un task da (8:45) 3 minuti, lui è appena arrivato, non ha esperienza, può eseguire questo tipo di richiesta facilmente, (8:52) deve semplicemente ricordare quello che viene detto e riportarlo in maniera coerente. Vado (8:56) in riunione con un collaboratore con 10-15 anni di esperienza, gli chiederò tutt'altro, (9:01) gli dirò sempre: “scrivi la minuta di questa riunione”, ma quello che mi aspetto non è solo che lui riporti (9:06) i fatti in maniera coerente, in quella minuta ci deve essere quale fra le funzioni trarrà il massimo (9:13) beneficio dall'argomento della riunione, chi è totalmente disattento, chi magari non vuole (9:17) partecipare al progetto, qual è l'effort, qual è la quantità di lavoro che quella riunione potrà (9:23) generare in futuro, quali sono i tempi di esecuzione delle attività nate da quel lavoro. Quindi se l'oggetto (9:30) della riunione è per esempio un progetto, nella minuta di quella riunione io devo capire: chi lavorerà (9:35) su quel progetto, chi non ci lavorerà sicuramente, chi è contrario, chi è favorevole, quanto ci vorrà, (9:40) quanto lavoro verrà generato e come deve essere suddiviso. È chiaro che non è esattamente quello (9:45) che verrà detto in riunione, quindi lui deve riportarmi i fatti, ma dal modo in cui me li riporta io (9:49) devo essere in grado di poter fare, se non sono stata presente, le valutazioni per queste ulteriori (9:55) problematiche. Ed è evidente che per fare una cosa del genere ci vogliono 15 anni di esperienza, (10:02) quindi non è un task da 3 minuti, ma è un task da 30 anni. Questo possiamo applicarlo a tutti gli (10:08) aspetti della nostra vita. 

Io in dojo lo applico moltissimo. Una delle cose più belle che ha detto (10:13) il nostro maestro è che quando noi eravamo senpai e venivano dei ragazzi più giovani, cinture bianche, (10:19) dei kohai, dei principianti, che cosa succede? Tu ci fai una tecnica insieme, loro non sanno fare (10:23) niente, a te viene proprio da dirgli: “allora fai così, metti il piede così, metti la mano così, adesso devi (10:31) ricevere così”. E quindi lui vedeva sti comizi sistematicamente, perché si lavorava a coppia, (10:36) a piccoli gruppi, fatti dagli allievi più esperti. E venne e ci disse: “ragazzi, quando tu scegli di dire (10:44) qualcosa a qualcuno che è meno esperto di te, devi avere la lucidità e la capacità di scegliere (10:51) l'unica cosa che lui ha bisogno di sentirsi dire in quel momento per fare effettivamente un progresso”. (10:56) Quindi di fronte al tipo di principiante che hai, devi essere in grado di capire se quello di cui (11:01) ha bisogno è capire il movimento dei piedi, delle mani, se ha bisogno di capire l'atmosfera, se ha (11:05) bisogno di sciogliere il corpo, se si è impallato per qualche motivo e quindi ha solo bisogno di (11:10) vedere da una prospettiva diversa quello che sta facendo. Per fare una cosa del genere ci vuole (11:14) l'esperienza di un maestro, perché sa capire che cosa quella persona potrà imparare nei successivi (11:21) tre minuti, quindi fare lo switch per andare avanti, ma l'esecuzione perfetta di quella (11:26) tecnica richiederà 30 anni. Quindi non gli si può di tutto in quel momento, perché in quel momento (11:30) lui può fare solo il progresso di 3 minuti. Perciò capire qual è tre minuti e qual è 30 anni, (11:36) è sicuro ragazzi, è il challenge, la sfida di ogni insegnante, è difficilissimo da capire, varia da (11:41) persona a persona. Provate ad applicarlo sulla vostra vita, chiedetevi nelle cose che fate tutti i giorni, (11:47) soprattutto quando siete frustrati, di fronte a qualcosa: “ah non riesco a fare questa cosa, questa cosa non mi (11:51) viene, non riesco a uscire da questa situazione, non riesco a risolvere questo problema”.

Alcune di queste (11:57) cose le potete imparare in 3 minuti, ma molte delle cose che vi frustrano, molte delle cose che (12:02) non riuscite a fare richiedono molto più tempo e siete voi che volete impararle velocemente per (12:06) forza. E ricordatevi anche un'altra cosa, molto spesso che cosa succede? Che confondendo le cose (12:13) che si possono imparare in 3 minuti con le cose che si possono imparare in 30 anni, finiamo per (12:17) non imparare velocemente neanche le cose facili, perché non riusciamo più a vederle lucidamente. (12:22) Allora c'è un grandissimo consiglio, che vale la pena ricordare, poi vi metto il link nella description (12:28) dove andare a trovare questi approfondimenti, c'è un interessantissimo consiglio: rompete (12:34) le cose in tanti piccoli pezzettini quando vi sembrano troppo difficili.

Volete imparare un (12:39) esercizio? Fatelo in tanti piccoli pezzettini, per esempio, io ho un diploma in pianoforte, quindi per (12:44) me la musica è sempre uno degli elementi principali quando voglio capire le cose. Devo studiare un (12:49) pezzo, come si studia un pezzo? Diciamo una pagina: si studia battuta per battuta, mano destra, mano (12:55) sinistra. Quindi che cosa faccio? Prendo una battuta, sapete le stanghettine che dividono lo spartito, (13:01) prendo la prima battuta e la ripeto 500 volte con la mano sinistra, quelli sono i 3 minuti, devo (13:06) imparare il posizionamento delle dita, poi passo alla mano destra, altre 500 volte e poi provo a (13:11) metterle insieme, questo è il piccolo progresso, 3 minuti, 3 minuti, 3 minuti, 3 minuti e piano (13:16) piano arriverò alla fine della pagina. Quando arrivo alla fine della pagina inizio a mettere (13:20) insieme il tutto, inizio a interpretare, inizio a fare le legature, a dare i colori al pezzo, eccetera, ma (13:26) una cosa interessante è che quando ce l'avrò tutto pronto ci sarà sicuramente qualche parte (13:31) che non mi viene, perché? Perché c'è magari qualche aspetto tecnico, qualche elemento che per me, per come (13:39) sono fatta io, è particolarmente complesso, per esempio io sono sempre stata bravissima nella (13:44) cosiddetta tecnica scoperta, cioè tantissime note tutte insieme, sono sempre stata un disastro (13:48) negli accordi e soprattutto nelle progressioni, tipo le progressioni di sesta o di terza, per (13:53) altri sono più semplici. Quindi quando io avevo una progressione di sesta, quello per me è lo studio (13:58) che richiede tutta la vita, sarà sempre l'ultima cosa che imparerò, quella che mi richiederà più (14:03) approfondimenti. Se cerco di farlo in 3 minuti, piglio il pezzo e lo butto dalla finestra. E lo (14:07) devo sapere, comincio dalla parte che mi viene più semplice e piano piano lo inizio ad elaborare. (14:13) Quando arrivo al pezzo difficile lo faccio in un milione di pezzettini, riprovo due note, due note (14:19) un milione di volte e prima o poi vengono. Non nw provo magari 50 tutte insieme, due. Anche se la (14:25) progressione ne richiederebbe 50, due. E poi vado avanti. Quindi ogni volta che avete un compito (14:30) difficile, ogni volta che vi trovate di fronte a una sfida, ogni volta che dite: “continuo a ripetere (14:35) sempre la stessa cosa, cacchio non ci ho capito niente, ma com'è sta cosa?” 

Cominciate a chiedervi: (14:40) “questa è una cosa da tre minuti o da trent'anni?” E dopo che vi siete dati la risposta, smontatela (14:45) in pezzetti piccolissimi, fate tanti piccoli 3 minuti, rendetevi conto di quello che vi (14:51) porterete dietro per tutta la vita, che sarà un approfondimento continuo, quello da cui non (14:56) uscirete mai, ma non perché non lo sapete fare, perché quando imparate a farlo capite che lo (15:00) vorrete approfondire, lo vorrete approfondire, lo vorrete approfondire. E quello che invece (15:04) ho imparato 3 minuti, basta via, next, passiamo al prossimo. E ricordatevi questo, quello che si (15:09) impara in trent'anni, non si può imparare se non passiamo per i 3 minuti, abbiamo visto, (15:13) ma quello che si impara in trent'anni è quello che poi ci rende le persone che siamo, è quello (15:18) che poi ci dà le lezioni di vita, è quello che ci mette alla prova col fallimento, perché falliamo (15:23) tante volte prima di capirlo, ed è quello che dà un senso alla pratica che stiamo facendo.

(15:27) Commentate il post dell'episodio su Instagram, se avete fatto questa prova di suddividere i (15:34) vostri task in 3 minuti e in trent'anni, fatemi sapere se ci avete mai pensato e se (15:39) questi consigli, questi punti di vista vi possono essere utili.

Grazie per essere stati con me e al prossimo episodio!

Intro
La tossicità dei social
I perdenti e la molteplicità degli Io
L'arte di studiare: cosa imparo in 3 minuti e cosa imparo in 30 anni
L'apprendimento nell'Aikido: esempi tipici
L'insegnamento del M Hosokawa
L'arte di studiare: l'esempio dell'ufficio
L'arte di studiare: l'esempio del dojo di Aikido
L'arte di studiare: l'esempio di Henry Ford applicato al pianoforte
Insights & Outro